Secondo queste tre dimensioni si struttura la prima vera manovra del governo Monti, presentata agli italiani questa sera.
Se queste tre dimensioni riescano davvero a stare insieme, è tutto da dimostrare, ma quanto emerso dalla conferenza stampa di stasera, dà l’impressione di un esecutivo coeso, che ha ben chiara la criticità della situazione economica italiana (ed europea) di questi ultimi mesi e che ha preso davvero a cuore l’incarico che il Presidente della Repubblica gli ha conferito. Basti guardare all’emozione della Fornero che, dietro l’aspetto di iron lady, non ha saputo trattenere l’emozione nel momento in cui è stata chiamata ad illustrare le misure difficili che una parte dei contribuenti italiani saranno costretti a sopportare.
In effetti, il decreto è corposo e va dato atto all’esecutivo Monti che presentare una manovra correttiva in 15 giorni non è cosa da poco, ma quel che mi sembra evidente è da un lato il cambio di stile rispetto alla politica macchinosa e pedestre della Seconda Repubblica, e dall’altro, che s’inizia ad andare nella direzione giusta.
Non sto a soffermarmi punto su punto sul decreto, sono 86 pagine ed ancora non sono a mezzo… ma voglio fare una riflessione sull'”equità”, ragionando sulle mosse contenute nel decreto. Sospendo il giudizio su crescita e conti pubblici perché l’impatto si vedrà nel medio-lungo periodo; mi limito a menzionare il taglio dell’IRAP per le aziende che hanno in organico giovani e donne e gli sgravi fiscali per quelle aziende virtuose che reinvestono gli utili generati e che, in un certo qual modo, generano un virtuoso flusso positivo di cassa, ed infine il taglio degli enti e delle poltrone nelle giunte provinciali. E scusate se è poco!
Parliamo di equità piuttosto. Ci aspettiamo che chi ha di più debba dare di più e chi ha meno debba dare meno, e non dimentichiamoci che chi non dà, deve iniziare a dare (e magari dare anche l’arretrato). Scusate il giro di parole, ma credo che la questione stia tutta qui. Ecco, se letta in quest’ottica, la manovra è soddisfacente almeno in parte, e – dobbiamo riconoscere – è anni luce più coerente di quanto non lo siano state almeno le ultime dieci. Scendiamo nei dettagli. Parliamo di tasse effettivamente inserite. Il decreto reintroduce l’ICI, inserisce i bolli sulla ricchezza finanziaria, ovvero su varie forme di beni mobiliari (non più solo conti correnti e conti titoli dunque), ri-tassa lo scudo per l’1,5% del capitale fatto rientrare in Italia – e qui sono orgoglioso di dire che in questo blog ne avevamo già parlato in tempi non sospetti – inoltre aumenta di due punti l’IVA al 10 ed al 21 (da fine 2012) ed inserisce varie piccole tasse sul lusso (auto oltre 170 kW, barche oltre 10 m e aerei privati). Ecco, escludendo l’aumento dell’IVA, le altre tasse inserite sono eque. Se ho una casa più grande pago di più, se ho scudato capitali è giusto che paghi e paghi e paghi, se ho beni mobiliari, e dunque investo in finanza, è giusto che paghi, se ho un’auto di grossa cilindrata, vuol dire che me la posso permettere, ed è giusto che paghi. Punto. L’IVA, invece, ritengo sia un errore perché colpisce tutti indiscriminatamente, ed, anzi, con maggior vigore colpisce gli ultimi anelli della catena.
Questione da non sottovalutare se ragioniamo di equità è la questione previdenziale. La signora Fornero è stata franca, diretta, e non ha nascosto che qualcuno – oggi o domani – dovrà rimetterci per il bene della collettività: è finito il tempo del privilegio e non è giusto che le nuove generazioni, ed addirittura chi ancora oggi non è nato, debba pagare privilegi creati in generazioni precendenti. Un euro versato da un giovane lavoratore oggi, deve essergli restituito al momento in cui andrà in pensione e non dovrà servire per tappare le falle di un sistema malato. In fondo, è fondamentale passare ad una forma di previdenza basata su un sistema contributivo pro rata ed abbandonare l’odioso sistema retributivo che ha creato solo grandi squilibri. E questa, signori, io la ritengo una politica che si muove verso l’equità, pur nella difficoltà.
Insomma, quella appena descritta per sommi capi è la pars destruens del decreto. Per quanto riguarda la construens rimandiamo ad un secondo momento. Posso senza dubbio dire, però, che sono moderatamente ottimista su questa manovra, che – ricordiamolo – non tocca l’IRPEF che è la tassa più pesante per ciascuno di noi, tassa che impatta il reddito, ovvero quello che davvero regge i consumi di questo paese. Certo, manca un deciso attacco ai grandi patrimoni, alla lotta all’evasione vera ed ai costi della politica, ma – come ha fatto notare Monti rispondendo ad una corretta domanda posta da una giornalista di Radio 24 – il Governo è a termine, è vero, ma, una volta stabilizzata la situazione, ci sarà ampio spazio per lavorare.
Speriamo che sia così! Speriamo che l’emergenza finisca. Io questa volta voglio crederci.