Archivi tag: Terza Repubblica

Dialoghi molto attuali… Un punto sulle primarie ante-ballottaggio

Un nuovo format, uno scambio di battute molto attuale con un caro amico.

Uomo: “Hai visto il tuo povero amico “Tabaccio” ha preso l’uno per cento!? L’ha votato solo ******, è sicuro. Comunque Renzi avanza come un carro armato. C’è pericolo”.

il-confronto-finale-tra-bersani-e-renzi-in-pr-L-tSo1clMezzuomo: ” ******. Unico come sempre! Allora, la questione Renzi è storica. Credo che sia un pungolo necessario per una classe dirigente PD ormai cristallizzata che ormai non era altro che la riproposizione con colori “smunti” dei partiti  del centro sinistra della Prima Repubblica. Certo, quel gallettino del Valdarno ancora non ha masticato nulla della politica fatta nei palazzi romani e potrebbe scottarsi presto. È un provincialotto montato e non è facile comandare tra lobby, privilegi & co. Comunque resto convinto che domenica Bersani vinca a mani tutto sommato basse e la questione Big Bang Renzi ricomparirà al momento della costruzione delle liste per il 2013…”.

Uomo: “Penso anche io che la questione Renzi sia stata tutto sommato una questione di stimolo provocatorio al rinnovamento, ma ovviamente la gente penso si sia accorta che il Renzi manchi di tutta l’esperienza e la “presentabilità” per potersi affacciare a Roma e soprattutto in Europa. Certo è che i suoi voti li metto insieme a quelli di Grillo: nel senso che bisogna veramente che i partiti ascoltino questo malcontento generale, questa antipolitica che dilaga”.

Mezzuomo: “Il problema di fondo è proprio quello! In Italia la gente si fa abbindolare da chi parla bene, si presenta come messia ed innovatore, ma poi in fondo razzola male. Renzi diventerà un grande leader nel momento in cui si renderà conto che i partiti a qualcosa servono e che i movimenti son poca cosa se non strutturati. Con il 2013 si potrebbe aprire anche la Terza Repubblica, ma solo se e solo se si comincerà a restituire credibilità alla politica, quella vera, che è prassi e gestione della res publica in un’ottica di bene comune. Bersani è uomo perbene, ma è troppo legato a modelli e figure dal passato poco edificante. D’altra parte di Renzi non si sa quanto ci sia di vero e quanto di montato. Ho quindi una paura matta che perderemo un’altra occasione! Si cambierà per non cambiare… A meno che non ci sia qualcuno che da fuori ci imponga di cambiare, ma viste le condizioni dell’UE di oggi, non sono così ottimista”.

Uomo: “Il fatto è che con una destra in queste condizioni, dilaniata da vent’anni di monocrazia berlusconiana, vincere sarebbe obbligatorio. Eppure anche io ho un po’ la tua paura, quella di perdere per l’ennesima volta la grande occasione. Maremma diavola, ma è possibile dare un voto ad un comico ciarlatano? Ma la politica, con tutte le sue storture e schifezze, sarà ancora qualcosa d’altro da slogan, battute o semplicemente anti-politica, spero. Quelli di Renzi mi sembrano solo grandi flash ad effetto, adatti ad abbagliare, ma quasi privi di contenuti. Mi pare anche nauseabondo il suo continuo parlare di rottamazione, parola che trovo anche offensiva e sgradevole. Il fatto è che venti anni di vuoto politico hanno il loro peso, e ci vorranno anni per recuperare quel senso civico che un’intera nazione ha perso. Credo davvero che solo in prospettiva storica riusciremo a renderci conto del disastro che sono stati questi venti anni di dittatura soft”.

Mezzuomo: “Come al solito, le valutazioni si faranno dopo che le schede, quelle di marzo 2013, saranno conteggiate, ma qualcosa credo si possa già dire:

1) La questione dell’occasione.

Oggi come in pochi altri momenti dei 70 anni di storia della Repubblica è il caso di cambiare. Questa poi è la vera occasione per chi si senta progressista. Cambiare è obbligo per cui c’è da cogliere la palla al balzo.
2) La questione del rifiuto della politica.
Si, più che antipolitica in Italia abbiamo il rifiuto della politica. Non siamo come gli americani o gli inglesi che semplicemente non si pongono neppure il problema di andare a votare. Noi abbiamo una tradizione più verace, più emozionale forse della politica. Siamo come i francesi, in generale siamo più continentali che anglofoni nel concepire il diritto/dovere del voto. L’antipolitica in Italia è un frutto (marcio) della Seconda Repubblica e così com’è stata creata solo una nuova (e Terza) Repubblica penso possa riportare quel minino di dignità alla politica da consentire lo sgonfiamento di bubboni come quelli di Grillo, che rappresenta una delle forme di populismo più becere del panorama politico europeo.
3) La questione Renzi.
Sinceramente ancora non riesco a dare un giudizio complessivo di questo personaggio. Provo a spiegarmi. Credo che si debba distinguere la sua figura da quelli che sono emersi come capisaldi del suo programma. Ora, io credo che per quanto riguarda il primo punto il buon Renzi from Incisa sia quanto di più spregevole si possa pensare. A me non piace come si presenta, non piace come si atteggia, non piace l’one man show, non piace l’idea del commander in chief, ecc., ma soprattutto, da ex-uomo di partito, non posso sopportare il modo con cui si relaziona con il PD che, fino a prova contraria, è ancora il suo partito. Per quanto riguarda il programma… Ca**o, se riesci a togliere le suppellettili, le battute ad effetto e la forma, ca**o… ripeto… Ha contenuti veri, interessanti e per molti versi più progressisti di Bersani il quale, secondo me, ha un programma che, al solito, non è né carne né pesce e alla fine si rivela la riproposizione del Prodi-bis… Peccato sia passato un quinquennio e il mondo intorno intanto si sia ribaltato… Eppure quell’ex-ciellino, cattolichino, destrorso di Renzi ha un programma che mi fa una gola pazzesca. Credo che sia ben poca la farina del suo sacco, ma gli va dato atto di essere riuscito a catalizzare proposte incredibilmente moderne e concrete. Alcuni esempi:
  • Il tentativo di reindirizzare le risorse europee che si perdono nei meandri della spesa corrente delle amministrazioni per liberare risorse per lo sviluppo (a onor del vero, va detto che questo punto è interessante se e solo se il budget 2014 – 2018 dell’UE viene approvato per quanto riguarda il piano di aiuti alla coesione per le aree depresse e che non sia troppo penalizzante per l’Italia).
  • La revisione della contrattazione collettiva nazionale (proposta da Ichino per la verità). Questa sì che è tanta roba. Proposta che appare anti-sindacale, ma che nei fatti è l’unico tentativo concreto di riportare il merito e la produttività in un mercato del lavoro asfittico come quello italiano.
  • Il riconoscimento del problema del digital divide e del Web come motore di crescita.
Ora, tornando a quanto di cui sopra.
Sia 1) che 2) che 3) sono tutte e solo eredità di un ventennio scelerato e su questo non ci piove, ma ti faccio un pronostico (sperando di essere smentito per quanto c’è di negativo nella mia “predizione”): Il berlusconismo non si cancellerà col 2013 e neppure al giro successivo, ma a marzo prossimo vincerà Bersani (che ovviamente a quel punto avrà vinto le primarie), per quanto non credo riuscirà a governare per 5 anni. Monti sarà presidente della Repubblica, il buon Renzi romperà col PD e nel giro di una legislatura o poco più non riuscirà a campare a meno che non riesca lui stesso a costruire il nuovo centro, una neonata Balena Bianca (o Celestina…), altro che Italia dei Carini.
Gli italiani resteranno i soliti, solo più poveri di prima, e saranno costretti, al solito, a farsi guidare dall’esterno com’è già successo dopo la Seconda Guerra Mondiale e non più tardi dell’anno scorso. Questo è solo il mio punto di vista, ma la vedo così.
P.S. Nonostante tutto ciò, io non so ancora chi votare domenica, porca m***a. Te lo giuro. Da una parte Renzi mi fa incazzare e dall’altra Bersani lo ritengo un uomo onesto, semplice e tutto sommato sincero, solo accerchiato da soloni in un partito che non ha capito dove ca**o andare e come parlare a quella fettona di italiani che provano ribrezzo per le storture e le ruberie di questa politica.
Ecco, mi servirebbe una via di mezzo tra i due, ma è un ballottaggio e per questo la scelta è dura.
Boh, alla fine domenica mattina mi presenterò a votare alla Fogliaia con una monetina in mano. Testa o croce?

Uomo: “Non sei a guardare il super confronto televisivo Bersani-Renzi?! Come ci siamo americanizzati! Però mi pare che un risultato queste primarie lo abbiano già raggiunto: c’è un gran fermento, noto un rinnovato interesse per questo tema. mi sembra che sia una bella “prima volta” per il panorama politico italiano. magari aprirà la strada anche per imitazioni, speriamo. Comprendo i tuoi dubbi tra i due modelli e in fondo penso sia proprio una scelta tra due modelli di politica profondamente diversi. Uno “antico”, se così si può dire, seppure con tutte le innovazioni e i rimaneggiamenti più o meno di facciata; l’altro è il modello “nuovo”, che prende il bello della giovane età, dell’uomo senza giacca, ma ha anche tanti stereotipi del peggiore berlusconismo che si è visto negli ultimi anni. Vincerà Bersani, sicuramente. ma sarà nuovamente cosa dura trovare una compagine per poter vincere le elezioni e poi eventualmente creare un governo credibile e presentabile a livello internazionale”.

Mezzuomo: “No, il superconfronto non l’ho visto. Sono già abbastanza confuso di mio. Come ti ho detto, per la prima volta da quando ho facoltà di votare, sono in difficoltà per cui ho bisogno di rimettere insieme un po’ le idee. In effetti mai, credo, nella storia della Repubblica si è vista una tale attenzione per il centro-sx, ovvio, che tutto è dovuto all’incosistenza della controparte, che ora più di prima è proprio sparita. Come dicevamo qualche mese fa, morto Silvio… Morto il centro-dx. Sì, apprezzo il confronto, preferirei un modello più tipo tribuna politica anni 80, ma d’altronde viviamo nell’epoca di Twitter (che peraltro si presta in modo incredibile alla velocità di questi tempi), ma comunque tutto ciò che è nuovo nel conservatorismo della televisione italiana è altro che positivo. E sì, ti do ragione nella questione dei modelli. Bersani si fida ancora del modello basato su un partito strutturato, come voleva D’Alema. Un modello che ha le sue liturgie e si basa su poteri più maneggioni e meno evidenti se vogliamo. Renzi è il modello anglosassone che avanza, con tutti i limiti ovviamente. È espressione del partito leggero, liquido di veltroniana memoria, e credo precorra i tempi di quel che saranno le istituzioni politiche italiane del futuro. Non so se questo modello si attagli all’Italia, ma è un fatto che in un momento di spaesamento generale come questo, dopo vent’anni di berlusconismo, è un modello potenzialmente vincente, ci piaccia o meno. Sul vincere alla fine vinceremo comunque. Non c’è partita. Comandare poi per 5 anni sarà altra roba, ma tutto questo parlare di PD non fa altro che bene a questo partito e alle possibilità di riuscita. Sul discorso poi della credibilità internazionale credo che sia tutto relativo. Alla fine comandano gli “sghèi” e se tu crei sviluppo e affari, piaci anche se sei uno sputo a livello internazionale. Il mondo è cinico e guidato dalla legge naturale del più forte. L’importante comunque sarà rendersi conto che le ricette dell’austerità e della scuola di Chicago insieme sono esplosive… Guardiamo in che condizioni è la Grecia e soprattutto l’Argentina… Speriamo ci passi la voglia di credere che si possa creare ricchezza senza produrre o semplicemente per mano divina. Vacca boia!” 

Piove

Piove. Questa è l’unica buona notizia di oggi.

Mi ero quasi dimenticato del rumore dell’acqua sul mio tetto. Non c’è dubbio che questo è l’unico dolce suono che ho sentito oggi.

Ci sarebbe da parlare di molte cose, tutte negative, e tutte che – volenti o nolenti – si ripercuotono sulla vita dell’italiano medio come me e come voi, che leggete queste righe.

Voglio dire però due parole sulla scandalosa politica italiana.

Non c’è dubbio che IL vero problema dell’Italia di oggi sia una classe politica che si mostra inadatta, inetta, ed ancorché incapace di capire e di rispondere al grave stallo che affligge il nostro paese. L’immagine che questi politici danno di noi è davvero deprimente e mi azzardo a dire che questo paese, pur con tutte le sue contraddizioni e incongruenze, non si merita questi tizi.

Dopo Silvio, Lusi e Rutelli, Formigoni e l’intero consiglio regionale lombardo, Bossi e il Trota, gli affaires che riguardano gli intrecci di mafia e politica, gli sprechi e l’incompetenza generalizzata, come si fa a pensare che sia giusto concedere soldi pubblici per sovvenzionare gli organismi politici?

Gente, pensiamoci. Non sono contro il rimborso elettorale e neppure contro il finanziamento pubblico dei partiti, che comunque il referendum del ’93 post-Tangentopoli ha reso illegale, ma oggi come oggi l’evidenza dimostra come NON esista partito politico che non abbia lucrato in modo inaccettabile coi nostri soldi.

Attenzione però! L’Italia non è un paese che può baldanzosamente pensare di strutturare i partiti sul modello anglosassone. Non si può pensare che le lobby prendano il posto dello Stato nel finanziare l’attività politica perché la nostra politica è troppo opaca e troppo permeabile al malaffare per permettere al privato di sostituirsi al pubblico. Il rischio quanto mai chiaro è quello di cancellare una volta per tutte il bene pubblico. Si rende necessaria quindi una vera riforma del rapporto tra i partiti e la cosa pubblica. Il concetto di rimborso elettorale pro quota ha fallito ed è per questo che vedo con favore la disponibilità della Corte dei Conti a fare da “revisore contabile” dei bilanci dei partiti. Si abbia ben presente però che questo non è di per sé sufficiente a scongiurare le storture del sistema che, io credo, possano essere riviste solo ripensando in modo più ampio la natura giuridica e gli statuti stessi dei partiti.

Si deve sapere infatti che uno dei più grandi motivi di opacità delle organizzazioni politiche sta in una leggina che permette loro di non dichiarare la provenienza di “donazioni” inferiori a 50.000 €, se non ricordo male. Se voi volete iscrivervi ad un partito e volete donare 49.999 € potete farlo semplicemente senza che il vostro nome debba essere reso pubblico! Alla faccia del pensionato al quale viene chiesto di aprire un conto corrente per versare una pensione di 1.001 € ed evitare il contante.

Le storture stanno, come al solito, nella struttura stessa del modello politico italiano e non solo nei rimborsi elettorali, che, per carità, sono comunque ridicoli se strutturati così come sono oggi.

Se vogliamo pensare che chi ci governa lo faccia sinceramente pensando al bene (suo) e dei suoi elettori, dunque, dobbiamo pensare seriamente a cominciare quelle “pulizie di primavera” che qualcuno (si veda la Lega) è già costretto a fare.

Ahimé, credo che avremmo bisogno di una Terza, o forse meglio ancora di una Quarta Repubblica per riuscirci!

Per adesso godiamoci la pioggia. Speriamo che porti via con sé tutta la carestia di persone perbene che vediamo di questi tempi!

Riflessioni di un progressista sconsolato 2

20120220-180634.jpg
Un’altra settimana si è appena conclusa. Un’altra settimana di declino per la politica italiana, in particolare per i due maggiori partiti, PdL e PD.
Prima di analizzare i casi specifici, credo sia doveroso chiederci perché i partiti che rappresentano da soli 2/3 dell’establishment politico italiano attraversino una fase di così profonda crisi. Al di là dei casi specifici, infatti, è ormai chiaro che in Italia il tanto agognato bipolarismo sia sull’orlo dell’implosione a causa di due poli che, ciascuno a modo suo, non risultano essere così “magnetici” come ci saremmo aspettati. È un fatto che i progetti politici sviluppatisi in questo ultimo decennio siano da considerarsi quantomeno rivedibili.
A differenza di quanto si pensava, in questi anni PdL e PD non sono stati i player principali della partita, o meglio, lo sono stati in termini di numeri di voti e dimensionamento, ma si è avuta l’impressione che non fossero mai state le vere “guide” del dibattito politico quanto piuttosto si muovessero come banderuole, sbattute a destra, a sinistra e al centro nei vari fronti di discussione che di volta in volta sono stati aperti. In un certo senso, a fronte di un PdL strattonato più volte dalla Lega e da quello che è divenuto il Terzo Polo (non nomino neppure i “Responsabili” che secondo il mio parere non sarebbero neanche degni di entrare come visitatori nei palazzi della politica!), il PD si è visto tirare per la giacchetta da Di Pietro, Grillo e SEL, quest’ultimo in grado addirittura di vincere un paio di primarie pesanti in città fondamentali come Milano e Genova così da creare notevoli grattacapi alla dirigenza democratica.
Ma perché tutto questo è avvenuto? Troppo facile sarebbe cercare LA colpa nella “pochezza” della classe politica italiana (che comunque è un motivo da non sottovalutare), credo piuttosto si debba prendere seriamente in considerazione l’idea che la colpa sia da ascrivere principalmente al solito Silvio Berlusconi, o meglio al declino di Silvio Berlusconi. Perché? È presto detto. Nel centro-destra, e ancor di più nel PdL, egli ha rappresentato e probabilmente ancora rappresenta l’unico motivo di unità mentre, dall’altro lato dello schieramento, il suo progressivo indebolimento ha fatto credere che fosse giunto il momento della spallata e che fosse necessaria un’accelerazione nella costruzione di uno pseudo-partito di governo piuttosto che un partito assodato fatto di idee, di strutture e militanti.
Di tutto ciò ne sia riprova il fatto che con il progressivo eclissarsi del Nano italico è sparita anche la politica italiana. A differenza di quanto ci saremmo aspettati, invece di vedere un rinnovato impegno ed una nuova fase di discussione, si è assistito alla nascita di un governo di (quasi) unità nazionale che ha catalizzato l’attenzione dei media quasi più di quanto non fosse successo con i primi governi Berlusconi. Di certo il contesto economico generale ha spinto affinché una situazione del genere potesse venirsi a creare, di certo la “forzatura” sacrosanta di Napolitano verso un governo tecnico ha contribuito, ma avreste mai creduto che dopo 3 mesi di Governo Monti non avremmo avuto idea di cosa aspettarci dalla politica italiana del prossimo futuro? E avreste mai pensato che la “dipartita” di Silvio da Palazzo Chigi avrebbe avuto un effetto tanto deflagrante in tutto lo schieramento politico? Io no, sinceramente.
Veniamo infine ai fatti di questi ultimi giorni.
Il PdL, non me ne voglia il buon Angelino, è una nave senza capitano. La storia delle tessere false con il coordinatore (Verdini) che arriva a chiedere l’intervento della Magistratura, sa molto di resa dei conti, di preparazione alla battaglia con colonnelli che rinserrano le proprie truppe, stringono alleanze e scavano trincee e, purtroppo, sa molto di Tangentopoli e di degenerazione della politica, e non dico niente più.
Il PD, da parte sua, ha i suoi buoni grattacapi. L’apertura del dibattito sulla riforma del mercato del lavoro e per estensione sull’operato del governo Monti, ha riaperto ferite mai sanate. Si sono svegliati i filo-CGIL da una parte, i “moderati” dall’altra e, come al solito, Veltroni ha colto l’occasione per girare il coltello nella piaga. Proprio quel Veltroni, di cui non faccio mistero in passato abbia nutrito più di una semplice ammirazione, mi ha lasciato basito e rappresenta un’altra prova provata di quanto la politica italiana non riesca a dire niente di nuovo e resti arroccata nel suo sempre più vetusto castello. Veltroni con le sue interviste, che sono entrate a gamba tesa nei confronti del suo stesso partito, sembra ormai un giovane nel corpo di una cariatide, e dimostra quanto la politica italiana sia incapace di svecchiarsi e spinga gli elettori (e per estensione il popolo) verso l’abisso dell’antipolitica. S’intenda, non è che Fassina e tutti quelli che stanno dall’altra parte, si comportino molto meglio, sia chiaro. Essi contribuiscono in modo sostanziale alla riproposizione dell’eterno ritorno dell’eguale!
Come e se usciremo sulle nostre gambe da un momento così triste non è chiaro, ma credo ogni giorno di più nella necessità impellente per entrambi i poli di voltar davvero pagina, di chiudere questa fase storica per aprirne una davvero nuova, una Terza Repubblica che sicuramente non potrà essere peggiore della Seconda.