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Ho visto un re

NAPOLITANObis-580x474Nella giornata di ieri, si è celebrato l’assurdo.

Siamo riusciti in ciò che nessuno aveva fatto prima. Siamo riusciti, ahimé, a rendere reale un ossimoro, figura retorica che notoriamente accosta termini antitetici. Siamo riusciti a realizzare la prima monarchia presidenziale. Dovremmo candidarci per il Nobel, sì, bèh, ma quale? Letteratura o Politica?

Scegliamo Politica. Nessuno può imitarci.

Ebbene. In giornate convulse come queste, mi riesce difficile ragionare razionalmente. Mi resta difficile mantenere il distacco, sopprimere il sentimento e sforzarmi di capire le scelte che ci hanno portato al disastro di questi ultimi giorni.

Nonostante questo, vorrei cercare, al solito, di dire la mia. Vorrei analizzare la situazione da due punti di vista. Da italiano, in primo luogo, e da elettore convinto del PD, in secondo.

Da italiano… Mi vergogno di esserlo e la cosa che fa più male è che questa volta mi vergogno come quando a scuola mi presentavo alle interrogazioni senza aver aperto alcun libro. Sono stati proprio “i miei” i primi responsabili ad averci reso lo zimbello dell’Europa e del mondo tutto. Da italiano, voglio dire ancora due parole. La rielezione di Napolitano per me è un grosso errore, per quanto ritenga Re Giorgio l’unico eletto ad essersi dimostrato all’altezza del complesso ruolo che ha svolto in questi anni. Sì, potrete dire che politicamente non saremmo usciti dall’impasse e che oggi non ci sarebbero bastati i 23 scrutini che servirono ad eleggere Giovanni Leone per trovare una quadra, ma è un fatto che serviva il cambiamento. E questo cambiamento non c’è stato. Da italiano, poi, mi vergogno di una democrazia in cui chi perde – comunque la si guardi – urla al colpo di stato e marcia su Roma, salvo poi, tardivamente, innestare la retromarcia. Da italiano mi vergogno della pochezza di una classe politica ottusa che non si accorge che i problemi del paese sono prima di tutto fuori dalle stanze dei bottoni. Da italiano, infine, mi vergogno di me e dei miei connazionali in quanto, come ho sempre sostenuto, la classe politica è lo specchio del paese, i primi politici siamo noi, sono le nostre scelte ed il nostro modo di condurre la vita di tutti i giorni.

Da elettore del PD… Mi vergogno se possibile ancora di più. Mi vergogno dell’ipocrisia dei 100 e passa cecchini che hanno affossato Prodi. Che ci fosse dietro la lunga mano di D’Alema o, com’è più probabile, si trattasse di più teste pensanti e/o più correnti poco cambia oggi. Il partito è morto e trovare la pistola fumante non credo possa dare sollievo agli elettori delusi. Com’è mio solito non voglio stare a pontificare su quello che sarebbe stato meglio fare. Semplicemente, dopo tutte le cazzate messe in fila, dopo il madornale errore Marini, il colpevole naufragio cui abbiamo destinato l’incolpevole Prodi e la pochezza del segretario Bersani e della segreteria tutta, non riesco a capire perché non abbiamo scelto di votare per Rodotà, uomo da tempo fuori dalle fazioni e di sicure speranze al Colle più alto. E non mi si dica che è stato per non rincorrere i pentastellati o quant’altro perché avrei centomila motivazioni per rispondere ad una tale obiezione.

Cosa resta dunque da questo “epico” week-end?

Da un lato resta un PD morto che, io credo, se non già dal primo congresso, a tendere andrà verso un’inevitabile e dolorosa scissione, tra una parte socialista, più vicina ai laburisti ed al PSE ed un’altra, che potremmo forse chiamare “democratica”, che si avvicinerà inevitabilmente al centro. Sebbene i tempi di questo gran sommovimento saranno scanditi dalle scelte di Re Giorgio e, forse, dall’impianto di una nuova legge elettorale.

Dall’altro, più importante, resta l’Italia. Un paese ancor più lacerato ed in difficoltà abbandonato in un universo parallelo che riparte dall’anno 1946 e sceglie la monarchia senza passare dal referendum e dunque senza che si possa compiere il salvifico intervento degli americani. Sentiremo quanto ci dirà domani Re Giorgio nella speranza che assuma un (a)tipico incarico “a tempo” e “di scopo” (parola che ora va tanto di moda!) e staremo a vedere.

Vi lascio con una domanda. Che si stesse meglio quando si stava peggio?

Non tutte le ciambelle…

ellekappa6… Riescono col buco.

Certo però che se non riesci a farne neppure una sarebbe il caso tu abbandonassi il mestiere di pasticcere. O sbaglio?

Signori, non è il caso di andarci per il sottile. Il triste spettacolo che si sta consumando nelle ultime 24 ore è lo sgretolamento dell’unico partito progressista italiano. E di questo sono molto addolorato ed incazzato.

I sintomi della malattia erano nell’aria da tempo, ma nelle ultime ore siamo arrivati allo stato terminale.

Bersani, o chi per lui, visto che ultimamente appare come il celebre vaso di coccio tra migliaia di ferro, ha inesorabilmente perso la bussola tanto che ogni direzione scelta si è rivelata quanto mai sbagliata. Chi sta sul mercato, ad esempio, impara sulla propria pelle che al peggio non c’è mai fine e che quando tutti cominciano a vendere si deve essere celeri ad abbandonare le proprie posizioni per non restare con il cerino in mano, o, peggio, con nient’altro che un pugno di mosche. Pierluigi Bersani questo non l’ha capito e, ahimé, ormai è e sarà per sempre additato come il leader che ha portato allo sfascio il Partito Democratico come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Non è affatto detto che quest’entità non possa riformarsi, ripartire e magari vincere le elezioni un domani, ma è una certezza che il PD che abbiamo visto finora non sarà più lo stesso dopo l’insanabile spaccatura intorno al nome di Marini che è emersa a partire dalla serata di ieri.

Potremmo fare tanta dietrologia, ma non si ragiona con i se. Ex-post tutti credono di poter pontificare su quello che sarebbe stato meglio fare, ma non è bello né giusto ragionare senza essere propositivi, additando le altrui responsabilità e lavandosi pilatescamente le mani.

Domani a quest’ora probabilmente avremo un nuovo Presidente della Repubblica. Magari sarà pure un buon presidente. Un presidente in grado di rappresentare tutti e sufficientemente abile da sparigliare le carte e rimettere questa spenta locomotiva sul giusto binario, ma, sinceramente, non sono così fiducioso.

Nel mio piccolo, comunque, vorrei dare un modesto contributo. Dopo questo bailamme, cercando di “leggere la pancia” di elettori ed iscritti, credo che grosse differenze tra i nomi di Zagrebelsky, Chiamparino, Rodotà, Veltroni o Prodi non ci siano. Quel che vogliamo vedere è la condivisione di un nome tra chi la pensa in modo simile a noi e non con chi è il primo responsabile dello sfascio in cui ci troviamo. Non conta più cercare mere rendite di posizione, vincere o perdere attorno ad uno di questi nomi, conta solo prendere una decisione chiara, dare una risposta a chi ha votato centro-sinistra e per estensione agli italiani tutti, che sono sempre più in difficoltà e non hanno assolutamente altro tempo da perdere. Non ce ne frega una mazza delle formule, non c’interessa se il nuovo presidente avallerà un governo di scopo, un governissimo, un governicchio o piuttosto taglierà la testa al toro e ci rimanderà tutti ad infilare un paio di schede in scatole di cartone ciascuno nella propria sezione elettorale.

Nel Risiko del mondo ormai non siamo che una periferia da conquistare e se non vogliamo che il cinismo altrui ci divori definitivamente dobbiamo avere la possibilità di rimboccarci le maniche ed iniziare quella dura e faticosa (ri)costruzione che ha come precondizione la scelta del capo dello stato e del nuovo esecutivo, da cui, volenti o nolenti, non possiamo prescindere.

Dunque, Pierluigi, se le ciambelle non sono il tuo forte, rassegnati. Vai in pasticceria e comprane per tutti. Sarebbe quanto di meglio tu potessi fare.

 

Confronti

fiducia dei mercati

Una settimana da turista a Londra.

Erano 15 anni che non tornavo nella capitale inglese e qualche considerazione su somiglianze e differenze tra Italia e Regno Unito non ve le toglie nessuno.

È doveroso premettere che ho visitato Londra e non l’intera Gran Bretagna e che sono conscio del fatto che Londra non sia se non la capitale d’Inghilterra e infine che, da turista, si possono fare solo considerazioni – per così dire – “di facciata”. Detto questo, il confronto è oggettivamente impietoso. Al di là dei luoghi comuni possiamo dirci più avanti degli inglesi solo in tutto ciò che ha a che fare con il territorio, il cibo, il clima e l’eredità storica. Per il resto, noi siamo rimasti nel Novecento, mentre loro hanno fatto il grande passo verso l’environment del futuro, la tecnologia, la rete e la centralità della cultura nella formazione dell’uomo di domani.

Non so sinceramente da dove cominciare. Mostrarvi quanto e come siamo rimasti indietro è un lavoro sinceramente sconsolante. A Londra entrate nei musei gratuitamente. La gran parte di essi presenta sezioni pensate per l’interattività vostra e soprattutto dei bambini. Trovate un ambiente urbano curatissimo e pulito, un trasporto urbano eccelso nonostante il traffico tipico di una metropoli e ancora spot e locali WiFi free, che vi consentono di orientarvi e comunque stare in rete quando e come volete. Poi, incredibile, ma vero in un paese di persone notoriamente altezzose e poco avvezze a parlare con chi non si presenta con un linguaggio degno di Oxford, trovate grande cortesia e attenzione nei confronti del turista.

Infine, un siparietto simpatico cui ho assistito. Nel giorno delle bandiere a mezz’asta alzate su tutti gli edifici pubblici inglesi, nel giorno della morte della Iron Lady, in Trafalgar Square ho incontrato un uomo che proprio davanti all’ingresso della National Gallery manifestava la sua felicità per la morte della “strega”, il tutto senza che ci fossero scontri, discussioni o tafferugli. Semplicemente un uomo che manifestava la libertà che si respira in quella parte di mondo.

Sarà, ma credo che abbiamo molto da imparare dagli inglesi.

La soluzione

altan repubblica

 

La soluzione? Semplice. Diventiamo una colonia.

Togliamoci il pensiero, togliamoci il problema. Facciamoci governare da qualcun altro. L’Italia e gli italiani sono incapaci di governarsi.

Ad una classe politica incapace di rinnovarsi, cristallizzata nei propri palazzi e indisponibile al compromesso laddove dovesse essere sfavorevole a se stessa, si contrappone la grande novità M5S che, ahimé, giorno dopo giorno, si sgonfia, non rendendosi conto che la politica è prima di tutto “governo della società”. Esatto. Governo. Senza governo non si sta, senza governo viene meno uno dei 3 poteri dello Stato, senza governo viene meno l’equilibrio e la possibilità di passare da tesi e antitesi a qualsivoglia forma di sintesi.

In puro stile italico, nel tentativo – vano, io credo – di salvare capra e cavoli, Re Giorgio nei giorni di Pasqua sforna 10 saggi, summa di commissioni e di non so ché che sanno tanto di Coalition of the Willing. No, via, non ci siamo. Mi tocca dare ragione ad Alfano. No, via, siamo al contrappasso! Aiutatemi!

E poi tutto questo per cosa? Per guadagnare 10 o 15 giorni ed arrivare alla scadenza naturale di una monarchia che non ha né primi né secondi geniti cui passare la corona. Sì, 15 giorni prima di andare a scannarci in Parlamento divisi come saremo in una votazione in cui servono i 2/3 dei voti per eleggere una qualsiasi figura.

No, via. Stasera sono sfiduciato. Lasciamo i nostri politici a baloccarsi coi loro bizantinismi, lasciamo che i neoarrivati ci conducano allo scioglimento delle Camere prima ancora che abbiano percepito il primo stipendio (decurtato del 75%, sia chiaro, loro ci tengono!) e poi portiamo direttamente le chiavi del Quirinale e di Palazzo Chigi a Bruxelles. Se non altro, saremmo innovativi. Saremmo i primi nell’Eurozona a rinunciare alla nostra sovranità. Credo che non potremmo che guadagnarci, in fondo il nostro futuro è già ipotecato col fiscal compact. Che altro abbiamo da perdere? Mica vi farà schifo fare a meno di qualche poltrona, eh?

E ora?

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L’esploratore Bersani torna al Colle senza aver trovato la gallina dalle uova d’oro.

Riparte Napolitano, ma il sentiero è stretto, molto, forse oggettivamente troppo.

Il giudizio sul lavoro di questi giorni di Bersani è ambivalente, al solito. Se da un lato è stato apprezzabile lo sforzo di non accettare le pregiudiziali del Nano, dall’altro è stato un colpevole errore non provare ad accordarsi con i grillini intorno ad alcuni punti di scopo come la rinuncia ai rimborsi elettorali e la strutturazione di una nuova legge elettorale. Checché ne dica il signor Grillo non credo che i suoi, o almeno parte di essi, non sarebbero stati disponibili a concedere una fiducia seppur condizionata a Bersani se questi avesse accettato alcune precondizioni.

E adesso che succede? Il Nano, dopo l’incontro col Presidente della Repubblica, ha dato il più classico dei baci della morte a Bersani che, a questo punto, se dovesse accettare un appoggio da parte del PdL dovrebbe senza colpo ferire calarsi i pantaloni in vista della battaglia per l’elezione dell’inquilino del Quirinale.

Grillo chiederà per sé l’incarico, ma è altrettanto scontato che Napolitano lo rimandi a casa di corsa. Nonostante i tanti proclami del piazzista genovese.

Poi toccherà a Monti salire al Colle. Sì, Monti. La delusione Monti. L’uomo che ha avuto la chance irripetibile per cambiare qualcosa in questo paese, ma che si è avviluppato nel più trito politichese e che ormai è un triste ricordo di un’Italia che non c’è più, o meglio, che forse non c’è mai stata.

Infine ritoccherà al PD. In quest’ultimo incontro, io credo, ci possano essere le residue speranze di non tornare di corsa al voto. Speranze riposte nella possibilità di trovare e proporre un outsider in grado di far saltare il banco. Speranze che però hanno scarsissime probabilità di successo.

Che fine faremo, quindi, resta un gran mistero. Indovinare la direzione in cui andremo da qui alla fine delle brevissime vacanze pasquali è più o meno come lanciare una moneta. Di una cosa però possiamo essere certi: è passato più di un mese dalle elezioni e non abbiamo ancora cavato un ragno dal buco. La domanda che mi pongo dunque è se non sarebbe stato meglio rivotare a stretto giro. E non mi si dica che non è possibile, la Grecia in piena crisi lo scorso anno ha votato due volte, rispettivamente il 6 maggio ed il 17 giugno. Se in Italia non riusciamo a farlo, con buona pace di destra e sinistra, è solo perché i partiti tradizionali avevano (ed hanno) una paura matta di essere risucchiati nel turbine della protesta e cercano in tutti i modi di prendere tempo per trovare una soluzione per (auto)conservarsi.

Non possiamo aver paura di Grillo e soprattutto gli italiani non possono permettersi di perdere altro tempo.  

Caro re Giorgio, pensaci.

Il mondo si muove… Noi poco…

Disfattista che non sei altro, mezzuomo.

Mentre nella Repubblica delle Banane ci si accapiglia per guardare ed ascoltare il deprimente spettacolo offerto dal trio formato dal Nano, Santoro e Travaglio, il mondo intorno a noi si muove.

img_9ee12d7e7ae31fc9967612226859c0ff9604bccf7128fa987e77bc4ea4ccbc67Questo grafico, che mostra l’andamento del Dow degli ultimi vent’anni, evidenzia come i livelli raggiunti oggi non si vedessero dal lontano 2008 e come siano molto vicini ai livelli massimi raggiunti proprio in quell’anno.

A casa nostra, nonostante il recupero degli ultimi mesi, siamo ben lontani da questa situazione. Perché?

E che ve lo dico a fare? Questa è l’Italia. Il paese dove si cambia per non cambiare.

Il paese che si ferma a guardare ed ascoltare la pantomima dell’uomo di Arcore e non si riesce o meglio non si vuole guardare al futuro.

 

Regresso italiano

Vignetta_ALTANMi perdo qualche giorno di attualità politica ed ecco che mi sveglio nella Prima Repubblica.

Pensavo fosse un brutto sogno eppure… Mi sono svegliato nel passato. Che abbia viaggiato su una DeLorean?

Sento aleggiare intorno a me il fantasma dello Scudo Crociato. Vedo facce, sento discorsi, intuisco inciuci e mi sento catapultato negli anni ’70 piuttosto che nel 2013. Non so se avete avuto la stessa impressione, ma non mi stupirei.

L’affaire Monti, in effetti, sta prendendo sempre più le sembianze di un maneggiamento da Prima Repubblica. Un appello alle forze moderate per combattere lo spettro del comunismo! Stai a vedere che ha ragione il Nano e che a Berlino ancora esiste il Muro! Monti, che giusto l’altro ieri si presentava come il grande innovatore in grado di andare oltre gli schemi della politica ordinaria e di infondere il pragmatismo nelle istituzioni italiane appoggiando senza se e senza ma i fautori delle “riforme”, si mostra sempre più come un leader squisitamente politico che non lesina colpi bassi ed invasioni di campo utilizzando linguaggi e atteggiamenti che sono ben poco consoni alla figura che abbiamo conosciuto in quest’ultimo anno e mezzo. Sì, Monti come novello dott. Jekyll che sempre più spesso è fuori controllo e si trasforma in Mr. Hide.

Siamo sicuri che nel 2013 l’Italia abbia bisogno di cotali persone? Ogni giorno ne sono meno convinto.

La massaia di ritorno dall’Europa

Unknown

Rispettosa massaia della palude: “Sono veramente indignata che si siano dimenticati di portare rispetto ad un loro iscritto (ed ex-premier) oltre che “statista illuminato”. La presenza di Monti poi mi è sembrata poi offensiva nei suoi confronti. Poverino.

Vero è che, dopo le uscite dei giorni precedenti, pensavo lo mettessero contro un muro e che a turno tutti i rappresentanti del PPE presenti operassero qualsivoglia forma di denigrazione verso la sua persona, ma alla fine gli è andata meglio di così… In fondo, galleggia ancora…

Certo, il fallimento del centro destra italiano appare evidente a (quasi) tutti e, se mai ce ne fosse stato bisogno, ora abbiamo pure la certificazione europea di tutto ciò! Spero sia la fine di quell’accozzaglia di partito al cui interno c’erano insieme anime europeiste, leghiste, ecc. e che, per tenerle insieme, si è sempre “traccheggiato scientificamente” in modo da garantire poltrone ed interessi, più o meno leciti, dall’ex-premier in giù.

Il mio auspicio è che con questa mossa del PPE l’adorazione del Silvio si concluda. Si concluda l’esperienza di questa politica la politica autoreferenziale, ripeto, fatta di una campagna elettorale permanente segnata da assenza di contenuti e coerenza. Sarei contento se da qui in avanti si avesse una politica degna di questo nome, a destra al centro e a sinistra, dove si evidenziassero le proprie convinzioni nel rispetto degli altri e con unico scopo finale il bene dell’Italia tutta. Sarebbe la fine del mondo se poi si capisse di dover guardare lontano ed indirizzare oltre la scadenza dei singoli mandati i piani di sviluppo così da rendere partecipe la popolazione. Sarebbe l’inizio di uno nuovo, a mio avviso auspicabile per tutti, scenario politico. In quest’ottica mi sembra che Monti si trovi decisamente nella cerchia degli “innovatori” e quindi la sua presenza mi sembra del tutto positiva in questa fase. 

Se si realizzasse questo cambiamento nella politica forse anche chi pensa che va bene rubare e fare i propri interessi tanto “così fan tutti”, potrebbe cominciare a sentirsi meno a suo agio e meno incentivato a percorrere questa strada. Questa è la forza, secondo me, degli esempi positivi.

A tal proposito, c’è un detto sul quale D’Alema potrebbe riflettere. Il detto recita: “meglio un buon nemico che un cattivo amico”. Parlando di fanta politica: tra un centro sinistra guidato da Vendola e un centro destra guidato da Monti mi troverei oggettivamente sicuramente in ambasce. Mi pare che Baffino pensi più alla campagna elettorale stile vecchio governo (e al suo futuro) che all’Italia e che se fosse stato zitto sarebbe stato meglio per il PD.

Su Monti ha già parlato Napoliano per tempo e sono d’accordo con te che il premier non faccia niente di scorretto né trami losche coalizioni. Con chi poi? La Lega, Silvio, ma via su! Mi sembra ancora fantapolitica! Ergo nella legalità farà quello che riterrà opportuno, e mi sbilancio dicendo che forse quello che farà sarà più nell’interesse dell’Italia di quanto non abbiano fatto tutto il PdL e la Lega in questi anni.

Torno un attimo a Baffino. Se vuole essere utile al partito e alla DEMOCRAZIA si risparmi queste uscite “Silviostyle” e dia mano al partito nelle primarie per il parlamento che non sono banali da realizzare, visti i tempi. L’avete mai visto così accalorato per fare una nuova legge elettorale? Ed una sul conflitto di interessi?

Bei numeri poi quelli che ci hai snocciolato riguardo al debito. Mi piacciono tutti quegli zeri in fila. Io direi che per cominciare dovremmo restare sulla strada intrapresa, riprendiamo anche quelle leggi bloccate dal PdL. Partito di sveglioni quello, che dopo aver appoggiato le tasse, si è accorto che l’Italia stava andando a rotoli. Quando c’è stato da votare le leggi riguardo alle frequenze televisive erano attenti, quando invece ci si preoccupava del taglio delle spese della politica che tutti gli italiani chiedevano, si sono magicamente addormentati.

Gradirei ancora una cosina tra le tante da fare. Il giorno dopo l’insediamento del nuovo governo, voglio una patrimoniale sostanziosa. Voglio che gli introiti vengano reinvestiti il prima possibile (magari con tempi teutonici!) e divisi per settore d’intervento: una metà volti alla riduzione dei debiti dello stato verso le imprese in base al rapporto debito/fatturato e una metà in base agli investimenti fatti dalle aziende in tecnologie atte a migliorare l’efficienza (energetica in primis). E da qui, anno per anno, aggiustare il tiro mantenendo come obiettivi principali l’energia, l’ambiente e l’export”.

Una risposta alla massaia… con una valanga di debito sulla testa

Mezzuomo: “Hai visto, massaia. Il tuo amico B. è andato a Bruxelles e… Non l’hanno fatto neppure parlare, o quasi. Gli hanno dato il benservito, anzi, l’hanno proprio scaricato. Mossa inedita per un partito politico europeo come il PPE, che non è una struttura monolitica e che non aveva mai fatto prima ingerenze tanto forti nella politica del nostro paese.

Tanto più inusuale è poi l’endorsement di Monti, un tecnico, non iscritto al PPE (appoggio peraltro che viene anche da l’Economist, giornale tutt’altro che filo-popolare, e che ieri titolava “Run, Mario run”). Tutto ciò è la dimostrazione, anzi, la certificazione del fallimento del centro-destra italiano.

Ti confido che sono contento, sì, sono proprio contento, per una volta. Monti, da persona scaltra, difficilmente si calerà nell’agone, sapendo di perdere, ma tutto questo turmoil non fa che rimescolare le carte del conservatorismo italiano e, forse, per una volta fa il gioco del nostro paese che a questo punto non potrà che abbandonare il berlusconismo.

Io non lo voterei mai, ma sarei contento di confrontarmi con uno schieramento guidato da una persona tutto sommato corretta come Monti, a differenza di quel che pensa D’Alema.

Tu che ne dici? Sei d’accordo con me?

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Intanto, ieri, l’altro Mario, Draghi, è stato eletto Person of the Year dal FT ed, in effetti, credo che il premio sia strameritato. Piaccia o no, se ancora oggi lo spread è sotto controllo, ma soprattutto esiste ancora un’unione monetaria in barba alle cassandre d’oltreoceano (e non solo!), il merito è di Draghi, non certo dei governanti che, anzi, hanno fatto di tutto per farci rimpiangere i principi di mutualità, solidarietà e coesione europee.

Un altra riflessione… Oggi siamo a 2.000.000.000.000, sì, un due seguito da dodici zeri, duemilamiliardi di euro, il debito pubblico italiano. Trentatremila e passa euro a capoccia, sì, un 33 seguito da cinque zeri. Sarà il caso di rilanciare la crescita, in ottica di spending review, cominciando magari ad alienare un po’ di roba ed abbattere un po’ di questo debito (altrimenti inesigibile, diciamocelo francamente) magari trovando un tesoretto da destinare al rilancio, quello vero?”

Democrazia… nella palude… italica

altanRispettosa massaia della palude: “Il 12 12 12 è cominciato tristemente. Non credo ancora alla svolta, ancora non ci penso però son contento, so cosa regalare a B. Un bel lampeggiante giallo con stroboscopio e bip automatico per la retromarcia (che ultimamente è la manovra che gli viene meglio), mi sa che questa volta sia rimasto un po’ sorpreso dal contropiede di Monti! E domani al PPE icché gli inventerà? Sarà una roba da annali!

Certo, anche Grillo mi sa che l’ha fatta fuori dal vaso e probabilmente l’ha pure pestata. Vediamo domani se ci scivola sopra e dove e come casca.

Bella invece la storia del PD, che mi dici?”

Mezzuomo: “Toh. Che giornata strana questo 12 12 12. Tanto unica nella data quanto negli eventi. Ripercorrerla è roba dura ed in effetti credo che sarebbe uno sterile esercizio di stile, vista la velocità con cui le cose cambiano… E soprattutto data la lunaticità del Nano.

La sintesi più calzante di quanto si è visto oggi si deve a David Parenzo, co-conduttore de La Zanzara su Radio 24, che stasera dopo i numeri del Nano alla presentazione del libro di Vespa ha detto di essersi stupito solo di non aver visto due infermieri in camice bianco andare a prendere il nostro ex-presidente del consiglio per rinchiuderlo in un istituto ex-legge Basaglia. Non credo ci sia bisogno di dire altro. Il Nano ormai si fa male con le sue mani e, obiettivamente, non ha più neppure il controllo di quel che dice.

Più interessante è invece l’incattivirsi di Grillo. Cerchiamo di analizzare la questione da due punti di vista. Il primo, più prettamente di metodo, riguarda la novità delle primarie per la scelta delle liste tramite primarie (“parlamentarie”) on-line ed il secondo, di merito, sulla polemica e contestuale espulsione di alcuni militanti, rei di aver messo in discussione il grillo/casaleggismo. Sul metodo, io apprezzo il nuovo, si sa, per quanto ritenga che quando si corre troppo si rischia di non esser capiti e forse di cadere nell’errore di innamorarsi delle proprie idee e del proprio punto di vista finendo per perdere l’obiettivo vero. E l’obiettivo vero è l’individuazione di candidati puliti e competenti per il Parlamento. Ecco, non credo che 5 minuti di video su Youtube possano essere un buon viatico per trovare pulizia e competenza. Sul merito, Grillo (e Casaleggio) si sono mostrati per quel che sono. Agitatori di folle, cavalieri di sdegno, populismo e malcontento che non tollerano i distinguo ed, in generale, le persone che mettano in discussione il verbo. Signori, avete visto il blog del sig. Grillo? Dov’è la discussione? Non esiste la discussione riguardo alle parole del leader, ci sono migliaia di discussioni e dibattiti tra la gente che commenta, ma le parole di Grillo sono sacre e lui non interviene praticamente mai in risposta a spunti che vengano dal basso. Questa è democrazia? Io ho i miei dubbi e continuo ad averli. Speriamo che la gente, piano piano si accorga che il comico genovese alla fine, pur con tantissime belle idee, vende solo fumo.

Sul PD invece mi riservo di rispondere più corposamente quando gli eventi saranno più chiari. A pelle credo che l’idea sia molto interessante, ma credo anche che non si debba fare “per forza”, visti soprattutto i tempi stretti. Il rischio di una tale corsa è quella di costituire liste da votare che, di fatto, siano ancora espressione del solo apparato di partito. Com’è possibile veicolare gente nuova, nuove voci che possano esprimersi, ma soprattutto farsi conoscere a due mesi dalle elezioni? Ecco, per adesso dico che questa bell’idea sarebbe stata una carta da giocare con più attenzione e riflessione, magari alle prossime elezioni europee, o regionali, che comunque dal 2014 in avanti saremo chiamati ad affrontare.

Mi pare, quindi, che la nostra democrazia oggi più di ieri mostri qualche barlume di ripresa, che non sia morta come sembrava? Chi vivrà, al solito, vedrà. O no?”